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  • Antonino Tramonte

Giuseppe Dosi l’Italiano che inventò l’INTERPOL

Giuseppe Dosi, nasce a Roma il 28 dicembre 1891. Dei primi anni della sua giovinezza non si sa molto, l’unico dato certo è che egli sviluppo da subito una passione, probabilmente innata, per il teatro e la recitazione che in futuro si sarebbe rivelata utile nel suo lavoro di Investigatore in Polizia.


Assunto nell’allora Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (Polizia di Stato), nel 1912 dimostrò immediatamente di possedere doti non comuni e abilità ed intelligenza talmente acute da far pensare subito che quello non poteva che essere il suo lavoro.


Giovane Commissario, in seguito e in incognito, cominciò ad occuparsi di vari casi, in alcuni dei quali attinse alla sua passione per il teatro, ricorrendo all’ausilio di travestimenti. La sua caparbietà, lo portò a risolverne molti, anche di risonanza internazionale.

Uno dei più noti fu quello in cui investigò su una “accidentale” caduta da un balcone del celebre poeta Gabriele D’Annunzio, che Dosi sospettò da subito non essere proprio tale.


Quello che segnò profondamente la sua vita fu l’indagine che condusse sul “Mostro di Roma”, un misterioso e spietato maniaco che stuprò e uccise, negli anni venti, numerose bambine in alcune zone della capitale. Il primo sospettato da parte della polizia, fu un eccentrico personaggio per l’epoca, di nome Gino Girolimoni.


Il Commissario Dosi capì dal primo momento, che non poteva trattarsi del “Mostro”, secondo la sua personale ricostruzione dei fatti e importanti dettagli forse sfuggiti a qualcun altro, egli si convinse che il colpevole fosse un Pastore Anglicano Inglese, tale Ralph Lyonel Bridges.

La sua tesi investigativa era rafforzata dalle prove trovate sui corpi delle piccole vittime, tra le quali dei fazzoletti da taschino personalizzati dove sopra vi erano incise le iniziali di nome e cognome del Pastore sospettato da Dosi.

Le investigazioni portate avanti dal Commissario, alla fine riuscirono a scagionare Girolimoni da quelle infamanti accuse, e le indagini si concentrarono sempre più su Brydges, il quale riuscì però a sfuggire, rifugiandosi in Sud Africa.


Questo fatto non indusse Dosi a fermarsi, ma piuttosto a trovare in tutti i modi un espediente per trarre in arresto il Pastore Inglese.

Nella sua eccellente indagine, ad un certo punto, poteri forti destabilizzarono e bloccarono il suo operato per motivi politici.

Nonostante le sue indagini fossero bloccate, Dosi continuò ancora per un certo periodo ad indagare in privato, fino a quando non divenne egli stesso vittima di un sistema dittatoriale e corrotto che non solo riuscì a far mettere da parte il grande investigatore, facendolo prima trasferire in altre sedi per poi farlo espellere dalla Polizia, ma addirittura condannandolo ad una pena detentiva in un manicomio criminale.


Se non fosse stato attuato questo vergognoso complotto nei suoi confronti, grazie a Dosi si sarebbe arrivati alla verità sul Mostro di Roma.

Dopo essere stato ingiustamente detenuto fino al 1941, fu poi liberato e attuò una serie di iniziative grazie alle quali riuscì a fornire importanti informazioni al comando alleato contro il regime nazi – fascista, che gli valsero alla fine la Medal of Freedom.

Reintegrato in servizio nel dopoguerra, fu nominato dapprima Direttore della Polizia Criminale, ed in seguito assunse il ruolo di Capo Centro in Italia della Polizia Internazionale, cambiandole il nome in INTERPOL.


Sarà ricordato come uno dei Padri Fondatori dell’Interpol, ma soprattutto tra gli Investigatori Italiani più importanti del secolo scorso.


di: Antonino TRAMONTE, Antonio CASTRACANE


 
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