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La costruzione nei Cittadini della Counter Terrorism Awareness

“In quanto scienza empirica l’antropologia culturale può studiare ciò che è indipendentemente dal giudizio di ciò che dovrebbe essere.” (Osservatorio per la Sicurezza Nazionale)  

 

“La sicurezza umana, diversamente da quella militare, consiste molto di più nel rafforzamento del tessuto sociale e ambientale delle società e nel miglioramento delle capacità di governarli, che non nella preparazione di armi e nello schieramento di truppe. Per evitare l’instabilità e la disgregazione di infinite aree del globo, a cui assistiamo attualmente, una politica di sicurezza umana deve prendere in considerazione una complessa trama di fattori sociali, economici, ambientali e di altra natura”

(Worldwatch Institute, State of the World 2005, Sicurezza Globale) 

 

"Pianificare e provare piani operativi di risposta e cosa fare nel caso di attacchi terroristici … in realtà si dovrebbe essere in grado di saper fare almeno qualcosa … Un buon esempio potrebbe essere quello di pensare a cosa si potrebbe fare in caso di essere di fronte a qualcuno che ci minaccia con una con una pistola … A volte il miglior consiglio è anche il più semplice: corri e nasconditi … Uno stadio di calcio, bar e ristoranti, un teatro o un evento musicale sono stati tutti presi di mira. Dove correre, dietro cosa nascondersi può essere la chiave per preservare la propria incolumità. In un albergo non correre lungo i corridoi e, se avete intenzione di nascondervi, lo dovete fare dietro qualcosa di sostanziale, non dietro una portiera di un’auto, come si vede nei film. Siate consapevoli della vostra posizione e rimanete vigili. Pensare ad elaborare un piano di fuga è davvero molto difficile quando si è nel bel mezzo di un attacco terroristico, ma hai bisogno di farlo ora!  Non aspettare di farsi prendere di sorpresa, quando ci sono cose semplici, efficaci e poco costose che si possono fare per ridurre la propria vulnerabilità … e rendere il lavoro di aspiranti terroristi più difficile!"

(Chris Phillips, International Protect & Prepare Security Office
                                         

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Premessa 
Come in altre Nazioni, i recenti accadimenti dello scorso Giugno (2017) di Torino, attestano in maniera inequivocabile che anche i Cittadini italiani si sono accorti, loro malgrado, di vivere con la percezione di trovarsi in uno “stato di guerra”, con un nemico invisibile "che si nasconde tra noi", innescando una contagiosa emozione:  la Paura. 

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La paura è un meccanismo primitivo, un'emozione progettata per evitare il pericolo.

Grazie alla paura, i nostri antenati, di fronte ai pericoli, fuggivano rapidamente, se non fosse esistita questa emozione la nostra specie si sarebbe probabilmente estinta in un tempo molto breve.  

Baudrillard (nel suo saggio ‘ Lo spirito del terrorismo’) ci fa riflettere: “la tattica del modello terroristico consiste nel provocare un eccesso di realtà con l’intento di far crollare il sistema sotto tale eccesso.  Tutto il ridicolo della situazione e insieme tutta la violenza mobilitata dal potere gli si ritorcono contro, perché gli atti terroristici sono insieme lo specchio esorbitante della sua stessa violenza e il modello di una violenza simbolica che gli è vietata, della sola violenza che non possa esercitare: quella della propria morte.” 

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Il rischio terroristico è  un autoinganno dovuto un’errata percezione della  Realtà alimentata dai media, oppure deve costituirsi nella popolazione quale paura giustificata? 

Se leggiamo le statistiche sul “Pericolo terrorismo”, questo è oggettivamente ed esponenzialmente più basso del “Pericolo cancro”.  Eppure il pericolo terrorismo percepito nella popolazione è inversamente proporzionale a quello del cancro. 
Dunque, a cosa può servire costruire nella popolazione una maggiore consapevolezza del Rischio Terrorismo? 

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A CONTRASTARE IL TERRORISMO STESSO!  Cercando di inficiare una strategia del terrore, pianificata e messa in atto per innescare evidenti meccanismi psicosociali.  

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L'opinione di molti esperti da corpo alla nostra convinzione è che un contrasto al terrorismo efficace si possa attuare anche contrastando quei nefasti effetti psicologici che, appunto il terrorismo cerca attuando le sue strategie.

Perché è lapalissiano che il terrorismo voglia colpire la normalità dei luoghi e delle persone, amplificandone gli effetti attraverso i media, che riescono a distorcere la realtà delle sue proporzioni su scala globale, innescando i fenomeni di autoinganno di massa.  
Pertanto oltre alle misure di prevenzione e di contrasto ovviamente attuate dalle forze di sicurezza nazionali, non sarebbero indispensabili anche pratiche antiterrorismo tese a costruire ed incrementare la corretta “Consapevolezza del Rischio terrorismo” (Counter-Terrorism Awareness)? 

Tuttavia, nella quasi totalità dei paesi europei esiste un vuoto Istituzionale nella Comunicazione Pubblica per quanto riguarda la corretta informazione del Pubblico su cosa sia davvero il Pericolo Terrorismo e come il Cittadino possa “difendersi sul piano psicologico” oltre che su quello personale. 

Le modalità con cui sono stati compiuti i recenti attacchi terroristici e gli effetti psicologici causati nella popolazione, sono ben chiari; evidenziano la necessità di pianificare l’attuazione di piani informativi di massa finalizzati a promuovere la diffusione della “Cultura della Sicurezza e la Consapevolezza del Rischio” nei Cittadini.

Qualche iniziativa è stata avviata in alcuni paesi (ci riferiamo in particolare alla Gran Bretagna, con il progetto Griffin). 

Ma, non dovrebbero essere tutti quei Governi, in grado di essere capaci di aiutare il Pubblico, a raggiungere e mantenere un atteggiamento sano verso una minaccia terrorismo globale, garantendo che tutti i Cittadini possano essere sufficientemente preparati?
 
Se tutti i Cittadini fossero realmente in grado di mettere in atto misure per proteggere se stessi almeno sul piano psicologico, gli effetti della strategia del terrore sarebbero gli stessi? Sicuramente no!

 

Invece, oramai, sono molti i Cittadini soggetti ad una "latente, costante paura" pensando: "potrà accadere anche a me? ... E, nel malaugurato caso mi succeda, cosa potrei mai fare per evitare di diventare una delle vittime dell'attacco?  

 

Pensare in questo modo è un errore!  Esiste qualcosa che si può fare.

Sia per ridurre la nostra crescente vulnerabilità psicologica alla "strategia del terrore", sia per cercare di ridurre la nostra vulnerabilità fisica nel caso di un attacco terroristico.

Certamente, non possiamo aspirare a diventare dei Cittadini esperti ed abili in difesa personale o capaci di individuare una minaccia imminente per proteggere noi stessi.

Tuttavia alcune delle pratiche esperite in decennali sforzi anti-terrorismo nel corso del Pubblico impegno dei Governi di alcune Nazioni (come ad esempio Israele, che fronteggia da decenni la minaccia terroristica), ci suggeriscono che esistono iniziative di successo, che possono essere utilizzate per addestrare una intera Popolazione ad essere non solo "resiliente alla minaccia terroristica"  (con lo scopo di scoraggiare le strategie del terrore), ma anche fronteggiare gli attacchi terroristici, cercando di limitarne i danni.  

Queste efficaci pratiche iniziano ad essere introdotte anche in altre nazioni, come ad esempio gli Stati Uniti o in Gran Bretagna.   

"Localizzate" con i dovuti adattamenti socio-culturali, in conformità ai vincoli politici e legali del singolo stato,  offrono buoni esempi di conoscenze cruciali che diventano utili alle Istituzioni non solo per per incrementare gli sforzi antiterrorismo (promuovendo il coinvolgimento del Cittadino nel supporto alla cosiddetta "difesa passiva" attraverso l'incremento della "counter terrorism awareness"), ma destinati ad aumentare la preparazione dei Cittadini nel fronteggiare eventi catastrofici. 

Come detto più sopra, il governo israeliano, il primo ad adottare tali misure atte a coinvolgere l'intera popolazione, e anche altre nazioni come quello statunitense, si stanno organizzando con programmi elaborati dalla 'Homeland Security'.

Il governo britannico auspica di “formare” (a partire dalla città di Londra) entro il 2017 il primo milione di Cittadini sulla consapevolezza della minaccia terroristica e sul cosa fare in caso di emergenza per un attacco. 

 

Sulla scorta di queste esperienze, i piani di Comunicazione dei Governi al pubblico su temi connessi al terrorismo, dovrebbero essere pianificati:  

  • Per la corretta comprensione della minaccia terroristica ed i modi di affrontarla. Con lo scopo di sviluppare l’importante presupposto teso ad incrementare la resilienza nazionale contro questa minaccia. Senza comunicazioni oneste e dirette sul terrorismo, una tale prospettiva è improbabile. Le principali Agenzie federali, statali e locali di questi paesi stanno definendo un modo per discutere di terrorismo come una minaccia separata e distinta dai disastri naturali.  

  • Con lo scopo di contrastare le eventuali accuse di “procurato allarme” e "mercificazione della paura" che possono senz'altro essere diminuite (o neutralizzate) in seguito ad una corretta preparazione e presentazione delle informazioni. I Governi devono distinguere tra la messaggistica destinata a: “informare”, “allarmare” o “mettere in guardia”. Tali comunicazioni devono essere accompagnate dalle necessarie e corrette istruzioni finalizzate a guidare appropriati “comportamenti di risposta”, dati i potenziali tipi e i livelli di minaccia. Le Comunicazioni che interessano specifiche aree che potrebbero essere “teatro di azioni di terrorismo” aiuterà ad incrementare la credibilità di questa forme di comunicazione di massa destinate ad informare sulla sicurezza dei territori e di eventuali obiettivi, ritenuti sensibili.  

  • Per fornire al pubblico informazioni sulle specificità delle minacce di un'azione terroristica e le sue dinamiche; la preparazione delle Informazioni deve essere molto dettagliata.  

  • Per fornire Informazioni dettagliate sulle eventuali emergenze, che dovrebbero essere rese disponibili in più lingue, cioè distribuite a chi non parla la lingua della nazione, in inglese e in quella degli immigrati recenti.  

Si evidenzia, quindi, la necessità di un programma coordinato di “comunicazione dei rischi” che incorpori tutti gli attori potenzialmente coinvolti (stakeholders) e che fornisca quelle informazioni di cui il pubblico ha bisogno, naturalmente rispettando il “sistema delle informazioni riservate” e le legittime preoccupazioni dovute alle “differenze” tra livello statale e quello locale. Si evidenzia la necessità di creare nuovi meccanismi per rafforzare il coordinamento della messaggistica informativa su tutti gli aspetti relativi alle potenziali minacce e di rischio, a tutti i livelli. A tale scopo per una efficace gestione e diffusione delle informazioni di grande supporto sono le nuove tecnologie mobile.

Nel coinvolgimento degli Attori è indispensabile anche l'interesse di quelle Aziende private che gestiscono i luoghi pubblici. Quale Azienda ha già fatto qualcosa per addestrare il suo personale con lo scopo di cercare di fronteggiare una minaccia con lo scopo di cercare di limitare gli effetti nefasti di un eventuale attacco terroristico? Quasi nessuna!

 

Per questi motivi, APS/ETS DIFESA CIVILE 4.0 , in cooperazione con Artecnologia 4.0, si attiverà nella collaborazione con Centri di Ricerca e l’Accademia per lo sviluppo e la realizzazione del progetto COn.T.A, da attuare con il supporto delle Istituzioni di Governo locale e nazionale, del Terzo settore e delle organizzazioni private; è in programma di portare la proposta progettuale in Commissione Europea l'Idea Progetto COnT.A. in collaborazione con l'EPA-European Police Association.

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