"La Cultura rappresenta un’importante leva strategica per la formazione di una nuova coscienza collettiva, per la creazione di un sistema-territorio integrato, per la valorizzazione di aree urbane, per la trasformazione sociale."
Premessa
I Distretti Culturali
In passato le funzioni di gestione dei patrimoni culturali appartenevano solo a biblioteche, musei e archivi che hanno formato, integrato e diffuso, nella contemporaneità, la Cultura che si è sviluppata nei millenni della Storia dell’Umanità.
Questa Cultura si riflette in documenti, monumenti ed opere d’arte, ma anche negli stessi manufatti architettonici: questo genere di Patrimoni culturali sono classificati come Patrimoni Culturali Materiali.
A partire dal 2003, con la stipula della convenzione UNESCO di Parigi, la Cultura viene unanimemente riconosciuta non solo nei manufatti prodotti dall’Uomo, ma anche in quelle caratteristiche antropologico culturali (usi, costumi, riti, stile di vita perfino la gastronomia) che hanno caratterizzato - e che caratterizzano - quei Popoli che hanno realizzato questi manufatti: questo genere di Patrimoni vengono classificati come Patrimoni Culturali Immateriali.
Questa suddivisione tra Patrimoni Culturali Materiali ed Immateriali assume una funzione importante nella definizione di Distretto Culturale.
Ma cosa è un Distretto Culturale?
Per rappresentare in una sintesi quanto più esaustiva possibile la divulgazione del concetto di Distretto Culturale, riportiamo un passaggio di una tesi di laurea discussa presso il Politecnico di Torino [1] Questo concetto ha origine nella comprensione del significato di Distretto industriale elaborato dall’economista Alfred Marshall [2] .
Rifacendosi a questo modello di sviluppo economico industriale un Distretto Culturale viene definito generalmente in letteratura come: “un sistema di relazioni territorialmente delimitato, dove avviene un'integrazione tra processo di valorizzazione dei Patrimoni Culturali sia Materiali che Immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a tale processo sono connesse. L'obiettivo è di rendere più efficace il processo di produzione di cultura e di ottimizzare l'aspetto economico e sociale …”
Il docente di Economia Urbana Pietro Valentino descrive il seguente modello: “Il distretto culturale è un sistema, territorialmente delimitato, di relazioni che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connesse. La realizzazione di un distretto culturale ha l'obiettivo, da un lato, di rendere più efficiente ed efficace il processo di produzione di “cultura” e, dall'altro, di ottimizzare, a scala locale, i suoi impatti economici e sociali”. Specificando che un Distretto Turistico Culturale è: “Un sistema reticolare, spazialmente delimitato, il cui nodo centrale è costituito dal processo di valorizzazione dell’asset territoriale rappresentato dai beni culturali e gli altri nodi sono rappresentati: dai processi di valorizzazione delle altre risorse del territorio; dalle infrastrutture territoriali; dai servizi di accoglienza e dall’insieme delle imprese la cui attività è direttamente collegata al processo di valorizzazione dei beni culturali.”
Il sistema proposto da Valentino vede come principale obiettivo quello di unire alla valorizzazione del patrimonio culturale di uno specifico territorio ai processi di valorizzazione delle altre risorse, come i beni ambientali, le manifestazioni culturali, i prodotti della cultura materiale e immateriale dell'area stessa.
La realizzazione di questo modello di sviluppo deve essere necessariamente supportata da una strategia di gestione che interessi i vari stakeholders locali, quali:
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I rappresentanti del sistema istituzionale,
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I custodi dei Patrimoni Culturali
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Le forze politiche,
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I gruppi di pressione,
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Le forze sociali e imprenditoriali.
Questo implica un forte consenso, coinvolgendo i soggetti più attivi e basandosi sulla partecipazione delle istituzioni.
E' necessario raggiungere una “massa critica” che consenta economie di agglomerazione e gestione e una capacità identificativa dei luoghi in cui si insedia, oltre che una maggiore capacità di attrarre pubblico, con le conseguenti ricadute economiche dirette e indirette. Diventa quindi importante la concomitanza di diversi fattori, tra i quali: l'esistenza di una base imprenditoriale sensibile agli obiettivi di valorizzazione culturale, con crescente orientamento all'innovazione; la conoscenza e l'identificazione all'interno del sistema territoriale nei confronti del proprio patrimonio culturale; la capacità di creare una rete delle realtà culturali presenti.
Qui sotto riassumiamo le risorse e gli attori che fanno parte del modello di distretto culturale di Valentino:
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I beni culturali oggetto del processo di valorizzazione;
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le risorse del territorio: il patrimonio storico e ambientale;
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le imprese fornitrici degli input (es. imprese di restauro o di servizi guida ai visitatori);
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imprese utilizzatrici degli output del processo di valorizzazione dei beni culturali;
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imprese fornitrici di servizi (es.: accoglienza, ristoro, ...);
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infrastrutture territoriali (es. trasporti ad esempio);
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altre dotazioni territoriali (es. teatri, impianti sportivi, ...);
Un tema da tenere in considerazione è quello riguardante la delimitazione dei confini dell'area distrettuale. Nella definizione di Valentino il distretto viene infatti specificato come “un sistema reticolare spazialmente delimitato” o “un sistema territorialmente delimitato”.
Presupposto che il distretto culturale può essere inteso come un mosaico costituito da diverse tessere che rappresentano le unità territoriali, Valentino individua i seguenti criteri che determinano i confini del distretto:
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criteri culturali: che rilevano la qualità e quantità delle risorse territoriali nelle singole unità territoriali;
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criteri storici: riguardano l'aspetto storico legato all'architettura, al paesaggio, all'urbanistica, ecc. dell'unità territoriale;
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criteri geografici e fisico/spaziali: riguardano la morfologia, l'accessibilità, le infrastrutture ricettive dell'unità territoriale;
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criteri politico/amministrativi;
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criteri sociali: riguardano il “capitale sociale” dell'unità territoriale, ovvero la presenza di diffusa fiducia e partecipazione;
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criteri economici: il tipo di struttura produttiva presente
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criteri demografici
Il Valentino evidenzia l'insieme di relazioni e di nodi che caratterizzano un distretto.
I nodi rappresentano le varie risorse presenti sul territorio.
I nodi sono legati gli uni agli altri tramite relazioni.
Le relazioni possono essere rappresentate dal semplice scambio di informazioni o di valori, oppure da quello di materie prime, servizi lavorativi, ecc.
Queste più sono numerose e più grande sarà il successo del distretto, con conseguenti vantaggi economici.
I nodi vengono organizzati da Valentino in sub-sistemi:
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sub-sistema delle risorse territoriali: i beni e le dotazioni proprie del territorio, le eccellenze. Valentino le definisce come ”quel patrimonio di oggetti e di tecniche di produzione che, prodotto dal lavoro dell'uomo o dall'agire della natura, viene conservato e trasmesso da una generazione all'altra in quanto ha la capacità, riconosciuta socialmente, di soddisfare un bisogno estetico o un bisogno di memoria storica. Questo patrimonio perciò può essere tangibile o intangibile, riproducibile o non riproducibile”
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sub-sistema delle risorse umane e sociali: capitale sociale, disponibilità di forza lavoro qualificata, ecc.
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sub-sistema dei servizi di accessibilità: i servizi di trasporto
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sub-sistema dei servizi di accoglienza: l'apparato ricettivo (alberghi, ristoranti, bed & breakfast,...)
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sub-sistema delle imprese: le imprese implicate al processo di valorizzazione sia quelle produttrici di input sia quelle utilizzatrici di output.
Questa classificazione risalta dunque l'idea di processo integrato di valorizzazione teorizzato da Valentino.
Ad esempio: un semplice percorso romanico non può sussistere da solo se non legato ad altre attività come la sfera produttiva, vitivinicola, imprenditoriale, ecc, al fine di dar vita all'insieme di relazioni e nodi che costituiscono lo scheletro portante del distretto.
A questo proposito si introduce il concetto di filiera proposto da Valentino.
In riferimento al settore culturale, per filiera si intende l'insieme dei settori produttivi che contribuiscono al processo di valorizzazione delle risorse culturali del territorio e comprende:
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le attività legate alla fruizione, tutela e conservazione delle risorse stesse
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le imprese il cui fatturato è determinato dalla domanda di input per il processo di valorizzazione
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dalle imprese che fanno parte dei settori che partecipano alla fornitura di input (specializzate nel restauro o nell'offrire servizi di fruizione dei beni Culturali ai visitatori)
La filiera si costituisce quindi in tre passaggi:
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INPUT: forniti da una pluralità di settori (della ricerca, dei servizi di progettazione, delle costruzioni, informatico, dell'artigianato, dell'editoria, della comunicazione e della multimedialità)
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PROCESSO PRODUTTIVO: si basa sulle attività di tutela, di gestione e di fruizione dei beni culturali. Il processo produttivo fa uso quindi delle risorse fornite dagli input.
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OUTPUT: il principale è la conservazione del bene culturale, anche in ottica di fruibilità alle generazioni future.
Il bene può essere consumato in loco, quindi direttamente (la visita di un museo per esempio), oppure indirettamente tramite un consumo a distanza (riproduzione del bene su internet, CD,DVD...)
Tra gli altri output: la produzione di qualità ambientale, identità sociale, innovazione, ricerca e conoscenza.
Il Valentino individua i pre-requisiti per lo sviluppo di un distretto culturale:
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capacità di attrazione, quindi fruibilità ma anche competitività rispetto la concorrenza.
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capacità di accoglienza, ovvero il corretto funzionamento delle infrastrutture ricettive ma anche del contesto sociale e ambientale
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capacità di trasformazione, le imprese del territorio devono saper utilizzare gli output del processo di valorizzazione (tra questi output: la produzione di servizi per la fruizione delle risorse, la qualità ambientale, l'identità sociale, innovazione e ricerca, ecc.)
Note
[1] “Ipotesi di distretto turistico culturale tra il Chierese e l’Astigiano e progetto di sistemazione del contesto storico paesaggistico della Canonica di Santa Maria di Vezzolano”, 2009, Politecnico di Torino - Corso di Laurea specialistica in Architettura
[2] nelle sue opere The economics of Industry (1879) e Principles of Economics (1890) delinea le caratteristiche fondamentali di tale modello, sostenendo che i vantaggi della produzione a larga scala possono essere conseguiti sia raggruppando in uno stesso distretto un gran numero di piccoli produttori, sia costruendo poche grandi imprese.
Per Marshall quindi tale entità viene a formarsi con una localizzazione di piccole e medie imprese in uno spazio
ristretto e legate l'una all'altra da una stretta collaborazione, traendo allo stesso modo vantaggio dalle
economie di scala. Localizzazione come modo di affrontare i costi sempre più crescenti del trasporto e del lavoro derivanti dall'ampliamento dei mercati e dello sviluppo economico. Santagata (2001) attribuisce a questo tipo di distretto cinque grandi prerogative, definite come categorie marshalliane:
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la libera diffusione delle informazioni, la cosiddetta industrial atmosphere, ovvero l'insieme delle caratteristiche cognitive che costituiscono il sistema locale.
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la rapida diffusione delle innovazioni tecniche, di processo e organizzative
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lo sviluppo di attività legate al settore indotte nelle zone circostanti
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la riduzione dei costi unitari e un maggior impiego di macchine a seguito dell'introduzione di attrezzature altamente specializzate
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la creazione di un mercato stabile per la mano d'opera specializzata portato dall'elevata concentrazione delle imprese.
Sacco e Pedrini definiscono tale modello in questo modo: “Il distretto industriale può essere inteso come un sistema
locale composto da piccole e medie imprese che, concentrate localmente e strettamente riferite alle
caratteristiche dell'ambiente e della società locale, determinano un modello di sviluppo dal basso, ossia endogeno. Le ragioni che portano alla concentrazione geografica delle imprese possono essere di varia natura: legate alla localizzazione di skill specifiche, alla presenza di materie prime, di efficienti infrastrutture, di condizioni climatiche favorevoli, di centri di ricerca, alla prossimità con mercati di sbocco e così via. La concentrazione industriale manifesta una certa omogeneità tra le imprese e una forte interazione tra gli agenti” (Sacco, Pedrini, 2003).
Giacomo Beccatini (1991) lo definisce: “un'entità locale. il modello marshalliano è riferito ad una forte
connotazione settoriale, ma questo non significa che vi sia omogeneità produttiva tra le imprese, bensì una forte
collaborazione fondata su relazioni di tipo sussidiario.
“Ne segue che i distretti possono, quindi, avere configurazioni:
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verticali o convergenti, quando le imprese si specializzano in fasi differenti del ciclo produttivo.
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laterali, se esse svolgono attività simili nello stesso processo produttivo
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diagonali, se operano nel settore dei servizi e producono prestazioni sussidiarie al distretto, come trasporto e riparazioni.” (Bondonio, Debernardi, 2006) caratterizzata dalla presenza di una comunità socialmente coesa e di un'industria principale, costituita da un numero elevato di piccole imprese indipendenti e specializzate in diverse fasi dello stesso processo produttivo”
Celebrazioni intitolate a Ludovico il Moro - Il Viaggio di Ludovico
Il Comune di Vigevano ha ideato un progetto di valorizzazione della figura storica di Ludovico il Moro. Ed è nel solco del concetto di Distretto culturale che il nostro Centro Studi è onorato di potersi associare alle elaborazioni del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni intitolate a Ludovico il Moro nell’arco temporale 2022/2024, nel quale ricorreranno i 570 anni dalla nascita di Ludovico il Moro e i 530 anni dalla fondazione di Piazza Ducale.
Dal 1486 al 1497 Ludovico il Moro fu l’ideatore di un grandioso progetto che trasformò Vigevano nella residenza preferita della Corte Ducale per realizzare il sogno della Città Ideale.
Ludovico chiamò a sé i migliori artisti, poeti, musici, filosofi, ingegneri che diedero vita ad un periodo straordinario segnando una svolta epocale nell'arte, nell'urbanistica, nell'economia e nel costume.
Un progetto a cavallo tra reale e virtuale. Il viaggio di Ludovico si declina anche nel digitale per continuare nel metaverso.
Guidati dalla coordinatrice del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni e curatrice signora Kikka Ricchio, il nostro Centro Studi ha avviato le sue elaborazioni progettuali per contribuire alle celebrazioni con un user experience design che veda impegnato il contenuto digitale come strumento capace di fornire valore aggiunto agli eventi programmati mediante la declinazione di storytelling digitali e narrative transmediali.
Il quadro di riferimento del processo progettuale si concentrerà su tre contenuti base, che sono:
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Le Acque di Leonardo
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La Festa del Paradiso
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La Loggia delle Dame
Cercando di puntare il focus narrativo sulla rigenerazione rinascimentale leonardiana supportata dall'indispensabile mecenatismo di Ludovico il Moro. Per le loro peculiari caratteristiche ubique, i contenuti digitali che saranno realizzati si declineranno su piattaforme digitali ad hoc, a partire da installazioni poste nelle sale del Castello di Vigevano per essere riprodotte in un apposito percorso turistico/culturale nel distretto culturale di riferimento e tra le Città in rete partecipanti le celebrazioni.
Un adattamento dei contenuti per la partecipazione attiva ed interattiva degli internauti nel processo di internazionalizzazione degli eventi sarà realizzato nel Metaverso Il Viaggio di Ludovico.
Test esterno castello Vigevano 3D (risoluzione metaverso)