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  • Vittorio A. Dublino

RIFIUTI nell’ECONOMIA CIRCOLARE? Una questione di Educazione al Cittadino e di Responsabilità

Quanto è conosciuto il concetto di Economia Circolare? Quanto capiscono i Cittadini, la società civile,  degli argomenti che alcuni tentano di introdurre nel dibattito pubblico? Ma quanto ne sanno gli stessi politici e gli imprenditori italiani di Economia Circolare? 

Ricorre in questi giorni la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR). E contestualmente si avvia anche un acceso dibattito ideologico tra le forze politiche della Lega e del Movimento5Stelle che formano il cosiddetto ‘Governo giallo-verde’. Il merito del contendere è il metodo di smaltimento/trattamento dei Rifiuti Urbani Solidi (RSU). La Lega vorrebbe un maggiore uso dell’incenerimento mediante impianti termovalorizzatori, mentre il M5S si fa portavoce e promotore di un non meglio chiarito modello di trattamento dei RSU mediante i processi di riciclo. 

Sebbene, per maggiore correttezza riguardo la divulgazione di questi argomenti, al posto dell’incenerimento ‘tout court’ si dovrebbe iniziare a parlare di altri sistemi di recupero/trattamento dei rifiuti capaci di recuperare/generare energia (come ad esempio i processi di pirolisi) ….

Chi avrebbe maggiori argomenti a ragione dell’una o dell’altra soluzione? Nessuno dei due!

Perchè in linea teorica avrebbero ragione tutti e due: poichè sono già 25 anni (con il decreto Ronchi si introduceva il concetto nel 1996) che si parla di Gestione Integrata dei Rifiuti, così come è stato sancito nel d.lgs. 3 aprile 2006:  Codice dell’Ambiente.  

CODICE dell'AMBIENTE\Decreto legislativo 03/04/2006 n°152 e successivi aggiornamenti.
Art. 179.
Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti 
La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia:
a) prevenzione; 
b) preparazione per il riutilizzo; 
c) riciclaggio; 
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; 
e) smaltimento.
La gerarchia stabilisce, in generale, un ordine di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale. Nel rispetto della gerarchia di cui al comma 1, devono essere adottate le misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscono, nel rispetto degli articoli 177, commi 1 e 4, e 178, il miglior risultato complessivo, tenendo conto degli impatti sanitari, sociali ed economici, ivi compresa la fattibilità tecnica e la praticabilità economica.
Con riferimento a singoli flussi di rifiuti è consentito discostarsi, in via eccezionale, dall’ordine di priorità di cui al comma 1 qualora ciò sia giustificato, nel rispetto del principio di precauzione e sostenibilità, in base ad una specifica analisi degli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti sia sotto il profilo ambientale e sanitario, in termini di ciclo di vita, che sotto il profilo sociale ed economico, ivi compresi la fattibilità tecnica e la protezione delle risorse.
Con uno o più decreti del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro della salute, possono essere individuate, con riferimento a singoli flussi di rifiuti specifici, le opzioni che garantiscono, in conformità a quanto stabilito dai commi da 1 a 3, il miglior risultato in termini di protezione della salute umana e dell’ambiente.
Le pubbliche amministrazioni perseguono, nell'esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti di cui al comma 1 in particolare mediante:
a) la promozione dello sviluppo di tecnologie pulite, che permettano un uso più razionale e un maggiore risparmio di risorse naturali;
b) la promozione della messa a punto tecnica e dell'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro smaltimento, ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento;
c) la promozione dello sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti al fine di favorirne il recupero;
d) la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei materiali recuperati dai rifiuti e di sostanze e oggetti prodotti, anche solo in parte, con materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi;
e) l'impiego dei rifiuti per la produzione di combustibili e il successivo utilizzo e, più in generale, l'impiego dei rifiuti come altro mezzo per produrre energia.
Nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia.Le pubbliche amministrazioni promuovono l’analisi del ciclo di vita dei prodotti sulla base di metodologie uniformi per tutte le tipologie di prodotti stabilite mediante linee guida dall’ISPRA, eco-bilanci, la divulgazione di informazioni anche ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di procedure di evidenza pubblica, e di altre misure necessarie.
Le Amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti di cui al presente articolo con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica

I rifiuti rappresentano un’enorme opportunità di crescita sostenibile in termini di riduzione del consumo di risorse naturali e di sviluppo ed implementazione di tecnologie per il riciclo di materia ed il recupero di energia. Questa opportunità è guidata dalla norma di legge che introduce lo strumento dell’Estensione della Responsabilità al Produttore (in inglese: Extended Producer Responsability\EPR)

Il concetto di EPR si basa sull’Assunzione di Responsabilità del Sistema Industriale, cioè che sia capace di utilizzare continuamente gli stessi materiali (materie prime secondarie), recuperandoli dai precedenti impieghi. 

Gli approcci innovativi che considerano anche il Rifiuto Solido Urbano  come una Risorsa per lo Sviluppo Economico Sostenibile, ed in grado di preservare l’Ambiente,  vanno sotto il nome ombrello di ‘Green economy’, che si innesta nello sviluppo del concetto più generale di Economia Circolare.

L’Economia Circolare (Circular Economy) è caratterizzata infatti da una serie di principi che non esistono nella Economia Industriale Lineare che invece è un concetto che inizia a diventare inevitabilmente obsoleto e che si fonda su un sistema di creazione di valore molto inefficiente, il quale opera secondo il modello: “estrazione, produzione, consumo, smaltimento”.

In Europa nel 2012 sono state utilizzate in media 16 tonnellate di materiali per abitante: il 60% dei materiali scartati è finito nelle discariche o negli inceneritori, mentre solo il 40% è stato riciclato o riutilizzato. Per fare qualche esempio di inefficienza, un’auto in Europa resta parcheggiata in media il 92% del tempo, il 31% dei generi alimentari vengono sprecati lungo la catena del valore, e gli uffici vengono utilizzati dal 35 al 50% del tempo, anche durante le ore lavorative. Complessivamente questo sistema di produzione e utilizzo dei prodotti e delle risorse costa all’Europa 7.200 miliardi di euro all’anno. Nel modello attuale di sviluppo, le nuove tecnologie e i modelli di business innovativi potrebbero contribuire a migliorare la produttività delle risorse in Europa e a ridurre i costi totali annuali di 900 miliardi di euro entro il 2030. Per avere maggiori benefici, l’Europa dovrebbe integrare queste nuove tecnologie e modelli di business nel sistema economico applicando i principi dell’economia circolare, con l’obiettivo di massimizzare il valore dei prodotti e materiali esistenti. Tuttavia per facilitare la transizione alla Economia Circolare i Governi dovrebbero operare significativi investimenti in Ricerca e Sviluppo; per comprenderne l'entità, ad esempio il governo britannico ha stimato che la creazione di un sistema efficiente per il riutilizzo e il riciclo delle risorse costerebbe circa 14 miliardi di euro,  vale a dire, a livello europeo, un investimento pari a 108 miliardi di euro, ma è stimato che sul medio-lungo periodo consentirebbe (entro il 2030) risparmi per 1800 miliardi di euro.   

Dunque, potremmo assumere che l’Economia Circolare rappresenti il Cambio di Paradigma (Paradigm Shift) nel momento epocale  in cui ci troviamo a vivere: che si caratterizza per il passaggio dalla cosiddetta III alla IV Rivoluzione Industriale?

Indubbiamente SI! 

Ma, in Italia, quanto è conosciuto il concetto di Economia Circolare? Quanto capiscono i Cittadini, la società civile,  degli argomenti che alcuni tentano di introdurre nel dibattito pubblico? Ma quanto ne sanno gli stessi politici e gli imprenditori italiani di Economia Circolare? 

In una indagine del 2015), commissionata da CONAI, si evince che circa il 41% dei consumatori coinvolti nel sondaggio dichiara di essere “attento a che l’imballaggio sia ecocompatibile”. Tuttavia, “appena il 37% degli intervistati sapeva che «il rifiuto differenziato va trattato attraverso processi industriali per riciclarlo e produrre nuovi manufatti», mentre un altro 25% addirittura vorrebbe «modificarlo e riutilizzarlo senza intraprendere nuovi processi industriali» (fonte lega Ambiente/Lorien Consulting, 2017)”.


Viene da pensare: sicuramente i responsabili delle aziende italiane saranno più sensibili all’argomento, dal momento che si parla di Economia? E invece sembra proprio di no! I risultati di una indagine operata dalla Commissione Europea nel 2016 rispondono alla domanda sulla situazione italiana in maniera significativa: solo il 21% delle aziende intervistate ha implementato il ridisegno dei propri prodotti in funzione dell’uso di materiali riciclati! 


Solo il 3% delle aziende italiane intervistate dichiara di essere a conoscenza e di avere usufruito dei piani governativi di supporto all’Economia Circolare, il 25% di essere solo a conoscenza, mentre il 16% non ha capito di che si tratta e il 55% dichiara di non averne conoscenza.   


Dunque, se è vero che gli obiettivi principali della Economia Circolare sono la conservazione delle risorse economiche, con lo scopo di aumentare il loro valore d’uso e l’ottimizzazione del loro utilizzo attraverso una gestione intelligente delle scorte, perchè queste non sono  infinite; così come la PRESERVAZIONE dell’AMBIENTE  e lo Sviluppo sostenibile nel perseguimento dell’Innovazione Sociale, allora c’è bisogno del contributo di tutti.  

Affinchè i processi correlati allo sviluppo dell’Economia Circolare funzionino,  c’è bisogno che tutti gli stake-holders coinvolti siano educati e sostenuti nella maniera più  appropriata!

Questa è una responsabilità che si devono assumere tutti i policy-makers’ (i politici e il governo) nessuno escluso. Altrimenti il cambio di paradigma verso l’Economia Circolare vedrà ancora una volta  in ritardo il nostro paese, così come già è successo con la transizione dall’analogico al digitale, fatto (il Digital Divide Infrastrutturale e, soprattutto, Culturale) che sarà riconosciuto dagli storici come una delle cause della ‘crisi del sistema paese Italia’, negli ultimi decenni.   

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