top of page
Vittorio A. Dublino

Spiritualità , Religione e Salute personale e sociale (wellness) : la Visione Unitaria dell’Uomo ne

«Si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Questa vuol dire che le relazioni tra mente e corpo hanno abbandonato il terreno della congettura, del puro psicologismo. Adesso, non solo i canali di collegamento tra psiche e soma, ma anche le molecole mediatrici di questa rapporto sono state identificate»


Mentre gli studi nel campo delle Religioni esistono fin dai tempi antichi e sono ben rappresentati nella letteratura di diversi settori contemporanei, l’avvio di una ricerca sistematica nel campo della connessione esistente tra Spiritualità, Religione e Salute risale a tempi molto recenti.

In passato, discipline come la Teologia, la Sociologia e la Storia della Religioni hanno prestato, relativamente,  poca attenzione, al fenomeno delle ‘guarigioni’;  quasi nessuna è stata l’attenzione a questioni di rilevanza nella medicina clinica diretta. E, ironia della sorte,  il recente aumento di interesse per la connessione esistente tra ‘Spiritualità e Salute’ è venuto non da quelle discipline che storicamente hanno studiato la connessione tra Religioni e Fenomeni sociali, piuttosto sono, oggi,  la Medicina e la Psicologia (discipline che hanno ampiamente ignorato o stigmatizzato quest’argomento nel passato) che hanno avviato studi sistematici per comprendere il fenomeno.  Il risultato è che si sta avviando un campo di indagine che sta assumendo una infrastruttura  scientifica ben definita. Nel corso degli ultimi trent’anni la ricerca sulle drammatiche esperienze spirituali  (come ad esempio le ”esperienze mistiche’ e ‘l’esperienza della morte’) è cresciuta rapidamente. Gran parte della ricerca è stata avviata da psicologi e medici (si citano: Moody, medico; Ring, psicologo; Sabom, medico; Greyson, medico; van Lommel, medico); qualcuno correlava questi fenomeni agli studi in medicina, assimilandole alla sintomatologia psichiatrica (Hufford 1985). La ricerca contemporanea, invece, inizia a mettere in discussione i tradizionali presupposti di alcune patologie, iniziando a dimostrare scientificamete  nuove forme di associazione della  buona salute al benessere psicofisico. Alcune di queste esperienze si attivano in contesti medici nel caso di gravi eventi sanitari  (come ad esempio nelle esperienze di premorte), o psicologici: Rees (1970, 1971); Kass (1991); van Lommel  (2001), mettendo in risalto l’impatto positivo sulla salute emotiva.  Nel 1974 il sociologo Andrew Greeley pubblica notevoli scoperte relative alle “drammatiche esperienze spirituali nella popolazione americana”,  i risultati titolavano alcuni giornali con la notizia “America, una nazione di mistici”. Il Sondaggio di Greeley è stato condotto dal National Opinion Research Center, impiegando un campione nazionale scientificamente selezionato. Due domande sono state di particolare interesse: 1) “Ti sei mai sentito come se fossi molto vicino ad una potente forza spirituale che sembrava sollevarti fuori di te stesso? Il 35% ha risposto di sì. 2) Hai mai sentito che tu fossi veramente in contatto con qualcuno che fosse morto? Il 27% ha detto di sì. Greeley ha cercato anche una eventuale associazione tra queste esperienze e la salute emotiva, lavorando sulla ‘Scala del benessere psicologico di Bradburn’, riscontrando un forte rapporto di segno positivo.

Già nel 1971 Dewi Rees iniziava la sua ricerca (i cui primi esiti vennero pubblicati sul British Medical Journal) con cui introduce la tesi secondo la quale “le esperienze spirituali … “ (come ad esempio le visite della morte di un defunto) ” … sono ritenute normali da molte persone” e  “aiuterebbero ad elaborare il dolore del lutto del coniuge defunto”,  “ … spesso le esperienze spirituali trasformano chi le esperisce” (Rees, 2001).

Ma la vera svolta in questo affascinante campo di studi avviene con l’introduzione delle tecnologie digitali per il neuroimaging ed il progresso della ricerca in campo biomedico avviato in molte nazioni, tra cui l’Italia.

«Si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Questa vuol dire che le relazioni tra mente e corpo hanno abbandonato il terreno della congettura, del puro psicologismo. Adesso, non solo i canali di collegamento tra psiche e soma, ma anche le molecole mediatrici di questa rapporto sono state identificate.»  (P.Pancheri, M.Biondi, Università La Sapienza)
«Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere l'avventura scientifica della prima rivoluzione culturale dell'endocrinologia. Sino agli anni Sessanta la cultura medica generale avvolgeva in una nebbia esoterica gli studi sugli ormoni; la diagnostica era ancora largamente basata sull'osservazione descrittiva e l'impressione generale era che le malattie 'ormonali', prescindendo dalle tireopatie e dal diabete, fossero rare e, come tali, oggetto di curiosità o poco più. Mancava in sostanza una cultura biologica che recepisse quanto oggi, invece, sembra essere ovvio: l'esistenza di sistemi informativi cellulari integrati e interdipendenti, senza i quali l'organismo non può attuare il proprio programma genetico. Oggi, si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Sta sopravvenendo una seconda rivoluzione culturale, che coinvolge l'endocrinologia e, più in generale, i sistemi informativi dell'organismo. Stiamo realizzando che gli ormoni sono in realtà informatori complessi, versatili, pluripotenti, non riconducibili a una singola formula molecolare ... né alle sole cellule endocrine; le loro omologie strutturali con prodotti di altri sistemi come le citolinfochine (prodotti del sistema immunitario), i neuropeptidi (prodotti del sistema nervoso), i fattori di crescita e di regolazione tessutale (prodotti ubiquitari), sono tali e tanti da far ritenere l’attività ormonale una sola delle potenziali funzioni.» 
                                         (P.Marrama, A. Angeli)
In cosa consiste questa Rivoluzione Culturale? Nell’assunto fondamentale che considera l’Uomo come una inscindibile unità psicofisica e che – in una visione olistica del corpo umano, nella consapevolezza che mente e corpo sono strettamente legati in virtù dell’unità psicofisica – esistono interconnessioni non solo nella relazione tra disturbo e la sua causa d’origine psichica (Psicosomatica), ma anche nella regolazione del benessere di una persona.
La scienza del Sistema PNEI, o Psiconeuroendocrinoimmunologia, nasce nella seconda metà degli anni Ottanta in seguito ad una scoperta sensazionale: il linfocito, cellula tipicamente immunologica, produce TSH, ormone ipofisario che regola il rilascio degli ormoni tiroidei. Oltre alla TSH, il linfocito produce numerose altre molecole ad attività neuroendocrina; esso, inoltre, è capace di ricevere segnali della stessa molteplice natura e pertinenza, ovvero espone dei recettori specifici per vari mediatori del sistema endocrino e del sistema nervoso centrale. In effetti, più genericamente, oggi è noto che non esiste una suddivisione netta, se non in senso classificativo e didattico, fra i mediatori dei tre sistemi che compongono la rete integrata, e che sotto il profilo funzionale, al contrario, le citokine, i neurotrasmettitori e gli ormoni rappresentano una categoria di mediatori comuni ad una unica rete. ad esempio, ogni cellula del sistema nervoso centrale (SNC), inclusa quindi i neuroni, la glia ed in particolare la microglia, è in grado di ricevere e produrre segnali dal significato biologico che si esprime funzionalmente nell'area prettamente immunitaria, così come è noto che avvenga il contrario, cioè che mediatori della risposta immune, aspecifica o specifica, caratteristicamente le citokine, influenzino circuiti prettamente encefalici, in genere con la finalità di incentivare la capacità di modulazione della stessa risposta immunitaria da parte del SNC. Ancora, le molecole che siamo abituati a chiamare ormoni e quindi a considerare compartimentalizzati in un'area biologica di funzionamento endocrino, in effetti sono in grado di influenzare la risposta immunitaria e di agire in sinergia con SNC e SI. In estrema sintesi, il sistema PNEI costituisce una rete integrata di autoregolazione che mira al mantenimento della omeostasi, ovvero di una costanza chimico-fisica, biologica e psicologica dell'ambiente interno (milieu interieur), in risposta a stimoli di varia natura, da infettivi a psicosociali. Come è implicito nella stessa nomenclatura, la scienza che studia il Sistema PNEI si occupa in primo luogo di fornire le basi biologiche della comunicazione bidirezionale fra i tre sistemi endocrino, immunitario e neuropsicologico. In secondo luogo, d'altronde, le corpose basi teoriche e sperimentali della scienza PNEI rappresentano il cardine dell'interazione dell'assetto neuropsicologico e psicoemotivo con la sfera chimico-fisica e organica della vita biologica, in condizioni fisiologiche e patologiche. In astratto, si può affermare che un'efficace prevenzione delle malattie, in particolare di alcune, abbia luogo in prima battuta con un sistema di difesa PNEI performante e reattivo; oppure, si può affermare che lo stato psicoemotivo ed affettivo dell'individuo influenza o modifica il decorso di un evento patologico. In un ordine di idee più concreto, esiste un'infinita variabilità interindividuale ed anche intraindividuale alla base della possibilità di sviluppare o meno un dato fatto patologico, basata sul principio dell'interazione fra fattori genetici ed ambientali verosimilmente sganciati dallo stesso assetto PNEI dell'individuo
Dunque, queste interconnessioni sono studiate dalla PsicoNeuroEndocrinoImmunologia (PNEI) ‘che è la scienza interdisciplinare che si occupa di fornire le basi biologiche della comunicazione bidirezionale fra i tre sistemi: endocrino, immunitario e neuropsicologico’ .
Emozioni e coscienza sono impastate,nel bene e nel male (*)

“Studi dei gruppi di ricerca diretti da Antonio Damasio, della Iowa University, e da Joseph LeDoux, della New York University, hanno ripetutamente dimostrato che i processi decisionali e quelli di memorizzazione, strettamente collegati tra loro, dipendono in modo determinante dal circuito limbico, e cioè dalle aree cerebrali che elaborano le emozioni fondamentali. I primi anni del nuovo secolo sono stati ricchi di studi sulla neurobiologia delle emozioni. Anche con l'esteso uso delle immagini cerebrali si e riusciti a identificare le vie nervose che seguono le emozioni. Si può così apprezzare il significato profondo dei meccanismi emozionali, la loro universalità, i loro essere innati e la loro diffusione ad altre specie animali, confermando così la sostanza del bellissimo, misconosciuto e spesso travisato, lavoro di Charles Darwin sull'espressione delle emozioni nell'uomo e negli altri animali. Le emozioni fondamentali incarnano la nostra storia evolutiva come mammiferi sociali, forniscono schemi ancestrali di risposta alle sfide ambientali, entrando nei processi decisionali che producono comportamenti. In questo senso, e scientificamente assodato che siamo un impasto di emozioni e coscienza. Nel bene e nel male. Questo dato di fatto apre molti interrogativi non solo di tipo medico, e cioè relativi alla salute individuale, ma anche di tipo sociale e politico, e cioè relativi alle scelte delle nazioni e dei governi in merito alle relazioni tra i popoli e tra la nostra specie e gli ecosistemi terrestri.”


Tecniche meditative: un po’ di storia del pensiero da cui derivano (*) La tradizione vuole che il principe Siddhartha Gautama, nato fra il 558 e il 536 a. C. (ma secondo altre fonti addirittura nel 463 a.C.), a Kapilavastu, ai confini con il Nepal, sia rimasto a godersi la vita nel palazzo di famiglia fino a ventinove anni, quando, finalmente fuori dalla sua gabbia d’ oro, incontrò un vecchio, poi un appestato e quindi un corteo funebre. Conobbe così la vecchiaia, la malattia e la morte. Incontrò anche un asceta, un lacero mendicante, ma con una grande e serena calma impressa nella sguardo. Il principe Siddharta capì che quella era la sua strada e lascio il palazzo reale. Praticò l’ascetismo e visse per sei anni, nudo, nei boschi, nutrendosi di bacche. E da questa esperienza che gli derivò l’appellativo Buddha Shakyamuni (Shaky a, ‘asceta’). Buddha, pero, notò che le pratiche ascetiche troppo rigorose generano, in chi le fa, aspettative elevate che, ingigantendo l’io, creano vanità e, talvolta, sete di potere. Cominciò così a elaborare la ‘via del giusto mezzo’, rifiutando ogni esagerazione, giudicandola inutile e, anzi, degna di rimprovero. Buddha non si e mai proclamato dio, ne figlio di dio, ne ha chiesto che venisse venerato come tale.  L’atteggiamento di Buddha verso la religione e stato magistralmente definito da Carl Gustav Jung «la trasformazione degli dei in idee». Il Buddha ebbe discepoli e fondo un sangha, una comunità, ma non faceva miracoli, piuttosto insegnava. Si racconta di una donna a cui era morto il figlio. Chiese al maestro di resuscitarlo. Buddha disse che sarebbe stato possibile se lei, avesse recuperato un seme di senape da una casa che non aveva conosciuto la sofferenza. Ella bussò in tutte le case e trovo la sofferenza dappertutto. Si rassegnò e si fece monaca. Una tradizione vuole che il Buddha sia morto di dissenteria da carne di maiale avariata! In realtà, secondo un’ altra tradizione, quella mahayana cui accennerò tra poco, il Buddha non era mai morto. Il suo corpo era un’ apparizione magica che rientra nell’utilizzo di mezzi adeguati alla diffusione della dottrina. Il Buddha infatti insegna quello che e utile in un dato momento, utilizzando mezzi idonei. Resta il fatto che, anche in questa visione magico- religiosa, il Buddha non è dio. Il buddhismo quindi, anche nel suo aspetto religioso, e una religione non teista, come ha più volte chiarito l’attuale Dalai Lama. Il massimo sviluppo del buddhismo si ebbe alcuni secoli dopo la morte del Buddha, con lo sviluppo di un movimento chiamato mahayana, o grande veicolo, sorto in contrapposizione critica al movimento hinayana, o piccolo veicolo, o veicolo degli anziani. Il punto di differenza più significativo tra le due grandi correnti buddhiste riguarda proprio il veicolo, o sentiero da percorrere. Mentre per il veicolo degli anziani l’obiettivo e la propria personale liberazione, per i mayanisti l’obiettivo e quello di iscrivere la propria liberazione all’interno della liberazione di tutti gli esseri senzienti. L’ideale hinayana è quindi I’ Arhat, il santo, l’asceta. L’ideale mahayana e il Bodhisattva, l’essere illuminato che evita il nirvana fino a quando nel mondo c’è bisogno di lui. La tradizione mahayana, sorta in India più di trecento anni dopo la morte di Buddha, avrà il suo massimo sviluppo non solo nel Paese di origine (nel VII secolo d. C., a Nalanda, India settentrionale, operava un’università mahayana con tremila allievi!), ma anche in Cina, dove prenderà la forma del buddhismo Chan, e successivamente in Giappone, buddhismo Zen e, in Tibet, buddhismo tantrico. Ma il buddhismo, al di là della varietà delle scuole e delle tradizioni in cui si e articolato nel corso dei millenni, articolazione ben più complessa di quella qui brutalmente riassunta, nella sua essenza costituisce un raffinatissimo sistema di pensiero intessuto dall’intreccio tra filosofia e psicologia, introspettiva e comportamentale, per usare un linguaggio moderno.

Non a caso, Carl Gustav Jung ma anche William James furono affascinati e culturalmente stimolati dal buddhismo. Negli ultimi decenni, in Occidente, si è registrato un crescente interesse soprattutto per le applicazioni pratiche del buddhismo e della tradizione yoga in genere, per le tecniche che consentono una buona gestione della stress. Un atteggiamento indubbiamente molto restrittivo, di taglio consumista, che fa il paio con l’atteggiamento mistico, speculare al prima, diffuso soprattutto nei decenni scorsi. Ma, seguendo l’insegnamento mahayana, possiamo scorgere il lato positivo dell’ approccio economicista alla meditazione: e cioè il fatto che, da quando la gente in Occidente ha iniziato a praticare le tecniche meditative, anche la scienza ha iniziato a indagare i loro effetti sul cervello e sulla salute umana.

I miracoli e “fatti” inspiegabili (*)

Quante volte, di fronte a una guarigione inaspettata, anche i medici hanno gridato al miracolo?

«Nel capitolo ‘Il cancro‘ …  (scrive sempre il prof. Bottacioli nel suo trattato) …  ho raccontato lo stupore del famoso oncologo Steven A. Rosenberg di fronte al signor De Angelo che, senza terapie, era riuscito a spazzar via, dal proprio fegato, dallo stomaco e dai linfonodi, masse tumorali in stadio avanzato. In letteratura sono numerosi i casi segnalati e documentati di cosiddetta ‘regressione spontanea’ di tumori anche di particolare gravità, come del resto era quello di mister De Angelo. Per esempio, mi ha molto impressionato la lettura, sulla rivista dell’Accademia americana di Dermatologia, di un rapporto di dermatologia dell’Unità di Melanoma dell’Ospedale di Barcellona che, con tanto di foto, documentano la scomparsa di metastasi cutanee dalla gamba di una paziente affetta per l’appunto di melanoma metastatico, che, come e noto, è una brutta bestia . La donna, settantenne, dopo aver rifiutato la chemioterapia, anche per la sua scarsa efficacia onestamente comunicata dai medici, se ne è tornata a casa e si e curata con un estratto di timo, per via locale e per via interna. Ora, scrivono i dermatologi spagnoli, noi non sappiamo se sia stato il timo o che altro resta il fatto che le metastasi sono sparite. Con tutto il rispetto per il timo e per la fitoterapia (di cui sono un appassionato) onestamente e difficile credere che la pianta sia stata in grado di compiere il miracolo. La pianta forse no, ma la psiche di quella donna forse sì. 0, per dirla meglio, potrebbe aver funzionato la psiche che ha deciso di usare quella pianta con effetti di potenziamento del medicamento e del sistema Immunitario della paziente. Resta il fatto che le remissioni spontanee di tumori primitivi e anche metastatici, per fortuna, sono più frequenti di quanto si possa immaginare. Talvolta e possibile documentare una potente attivazione del sistema immunitario, anche in concomitanza con l’uso di sostanze vegetali immunostimolanti. E’ questo il caso di un’altra impressionante, recente storia di remissione parziale di un voluminoso cancro al fegato di un uomo di 65 anni che, dopo la diagnosi all’Università Cattolica di Seul, in Corea, ha rifiutato la terapia e ha assunto un fungo immunostimolante per un anno e mezzo. Come risultato, scrivono gli oncologi, «il paziente, dall’ agosto 2002, ha presentato un netto miglioramento delle lesioni al fegato e delle metastasi allo sterno; al marzo 2005 è vivo, e non presenta alcun segno di aggravamento» Certo, chi crede all’ esistenza di un Essere soprannaturale pensa per lo più che questi eventi inspiegabili siano frutto dell’intervento divino. Ma anche i sostenitori dei miracoli devono ammettere che non tutto e spiegabile con l’intervento di un Essere superiore. Lo dimostra la storia del più famoso luogo dei miracoli dell’Occidente cristiano: Lourdes. La storia e nota: nel 1858, la quattordicenne Bernadette Soubirous vide la Vergine Maria apparire in una grotta in località Massabielle, vicino a Lourdes, nei Pirenei francesi. Qualche anno più tardi, nel 1862, anche la Chiesa cattolica riconobbe la grotta come luogo di culto e il paesino pireneo e divenuto meta di un pellegrinaggio incessante di persone che vanno a ‘cercare la grazia’ della guarigione. In centocinquant’ anni si calcola che oltre sette milioni di persone abbiano visitato la grotta. Dal 1883 vengono registrati accuratamente tutti quei casi in cui si verifica una guarigione miracolosa. In epoca recente, un comitato medico internazionale, composto da venticinque medici, ha valutato scientificamente le ‘pratiche’ dei miracolati. I criteri sono molto severi e il più possibile scientifici. Solo dopo aver superato il vaglio di questa agguerrita commissione, la Chiesa decide sulla ‘pratica’. Fino a oggi, la Chiesa ha riconosciuto solo 40 casi miracolosi, ma le domande sono state 6000! Ora, e evidente che queste migliaia di persone hanno ricevuto qualche vantaggio per la propria salute, se hanno deciso di ‘presentare domanda’. E infatti da escludersi una malafede di massa di queste proporzioni. Che cosa vuol dire? Vuol dire che anche chi crede ai miracoli deve ammettere che la decisione di recarsi a Lourdes e la permanenza in un luogo carico di suggestione mettono in moto potenti forze auto-curative. Queste persone ricevono forti dosi di emozioni positive che, per tutto ciò che questo libro ha documentato, influenzano potentemente i grandi sistemi di regolazione generale dell’ organismo. Significativo, da questo punto di vista, è il fatto che la gran parte dei 40 miracolati, di cui solo 13 riconosciuti negli ultimi quarant’ anni, accusava patologie tumorali e/ o autoimmuni, cioè malattie in cui è fondamentale la connessione psico-neuroimmunitaria, di cui parlava David Felten, citato all’inizio del capitolo»

La Grande Connessione e la Coscienza Globale La Scienza sta andando a dimostrare che «l’organismo umano funziona come un network come una rete integrata che unifica i vari organi e sistemi. I codici sono gli stessi, il linguaggio della rete e comune a tutto il sistema.  Sia che siano circuiti cerebrali attivati da emozioni, pensieri, oppure circuiti nervosi vegetativi attivati da sollecitazioni o da feedback di organi o sistemi, sia che siano organi endocrini o immunitari a emettere messaggi, questi, nella loro parte fondamentale, verranno riconosciuti da tutte le componenti della rete. Il linguaggio è unico, il collegamento è stringente ed è a doppio senso di marcia.» (Bottaccioli) 

Carl Gustav Jung  diceva: «Come oltre l’individuo esiste una società, così oltre la nostra psiche personale esiste una psiche collettiva, l’inconscio collettivo, che cela parimenti in sé grandi attrattive», ma è noto che già nei tempi antichi c’era chi affermava questo principio.

… queste convinzioni sono il  frutto di pensieri mistici, esoterici o scientifici?
La parapsicologia (più raramente detta metapsichica) è la disciplina che si propone di studiare con metodi scientifici, tre categorie di fenomeni anomali: poteri psichici, interazione tra mente e materia e sopravvivenza alla morte. La parapsicologia non è lo studio di ogni fenomeno paranormale, nonostante si occupi di dimensioni e di fenomeni inerenti a processi estranei alle comuni e note leggi fisiche e alle esperienze sensoriali, ma comunque attribuibili alla psiche dell'uomo

I risultati degli studi e ricerche in parapsicologia sono evidentemente ed ampiamente criticati dalle altre discipline in mancanza dei necessari e rigorosi riscontri scientifici, tuttavia l’approccio multidisciplinare che impiega le nuove tecnologie d’indagine dei misteri del cervello umano (che regola il nostro Sistema psicofisico) sta iniziando a fornire evidenze (prove) scientifiche sempre più inconfutabili su ipotesi che fino a pochi anni fa potevano rientrare nel solo dominio dalla fantascienza: gli studi sulla PNEI sono un esempio e i ‘miracoli di guarigione’ ( così come la genesi di molte patologie)  molto probabilmente saranno dimostrati come il risultato dell’influenza della Mente sul Corpo.

Esperimenti scientifici (parapsicologici) stanno avanzando l’ipotesi  dell’esistenza di una ‘Coscienza Globale: una mente umana collettiva’. In particolare è interessante citare lo studio che da oltre un decennio si è attivata a partire da alcuni scienziati dell’Università di Princeton ( promosso e sviluppato dall’Istituto di Noetica **)  consistente in un monitoraggio su dati forniti da elaboratori informatici disseminati in tutto il mondo, che ha rilevato “l’impatto di particolari eventi collettivi che hanno emozionato, coinvolto e/o sconvolto l’intera umanità”

Secondo alcuni studi sulla Coscienza Globale, si è constatato che “gli esseri umani sarebbero globalmente interconnessi tra loro”, e che il loro ‘sentire’ collettivo’  riesce a deviare perfino le risposte dei computer.
Gli scienziati  del  “Global Consciousness Project“  hanno posizionato nel mondo (fra Europa, Stati Uniti, Canada, India, Isole Fiji, Nuova Zelanda, Giappone, Cina, Russia, Brasile, Africa, Thailandia, Sud America ed Australia) dei dispositivi informatici per rilevare variazioni verificabili con strumenti appositamente progettati in funzione della Teoria della “Casualità prevista”. I risultati sono stati sconvolgenti: al verificarsi di un qualche evento significativo per la “Coscienza dell’umanità”, in concomitanza di tali eventi globali, i dispositivi iniziavano ad azzeccare un numero enorme di risultati, deviando molto dal range di attendibilità statistica. Ciò è avvenuto ad esempio l’11 settembre 2001 in concomitanza del crollo delle Torri Gemelle, in prossimità di disastri aerei, eruzioni vulcaniche, tsunami ed eventi come la cerimonia di apertura delle Olimpiadi o la morte di lady Diana. In 426 eventi analizzati nel corso dell’intero progetto, le corrispondenze registrate sono state maggiori del 50%, cioè tutti gli eventi si sono statisticamente qualificati come “significativi”, e l’altra metà di casi si è qualificata come “estremamente significativa”.
E allora, non sarà che, forse,  il cosiddetto “Effetto Maharishi” non attenga alla sola sfera del “misticismo”?

L’Effetto Maharishi è ritenuto  “la peculiare influenza di armonia e di progresso sociale” risultante dalla pratica della Tecnologia Maharishi del Campo Unificato; si manifesta quando una piccola percentuale dei cittadini partecipa alla pratica della Meditazione Trascendentale (MT). L’Effetto Maharishi è una fase di transizione verso uno stato di vita più ordinato ed armonioso, così come misurato dalla diminuzione di crimine, violenza, incidenti, malattie e dai miglioramenti nello stato dell’economia e in altri indicatori sociali. Gli scienziati che hanno scoperto questo fenomeno lo hanno chiamato Effetto Maharishi in onore di Maharishi Mahesh Yogi, che 30 anni fa predisse che se anche soltanto una piccola frazione della popolazione avesse preso parte ad un programma di Meditazione Trascendentale, questa sarebbe stata sufficiente a migliorare la qualità della vita nell’intera società. Durante gli ultimi 18 anni, questa trasformazione sociale è stata documentata scientificamente, prima a livello cittadino, poi a livello regionale e nazionale, e più di recente a livello globale. Si è constatato che la percentuale dei membri di una società, necessaria a generare l’Effetto Maharishi, dovrebbe essere pari ad almeno l’1’% di persone che pratichino la Meditazione Trascendentale. Questa percentuale è così piccola che gli effetti benefici sulla società riscontrati con l’Effetto Maharishi non possono essere spiegati in termini di “interazioni comportamentali dei partecipanti con altri membri di una comunità o società”.

Piuttosto la spiegazione si dovrebbe trovare in un “effetto di campo”, attraverso il quale un’influenza di coerenza prodotta dai partecipanti si irradia nella società. John Hagelin , fisico di primo piano nell’area delle “teorie quantistiche del campo unificato”, fa notare che la larga scala delle influenze dell’Effetto Maharishi può essere capita solo come prodotta a livello del campo unificato di tutte le leggi della natura recentemente identificato dalla fisica moderna: la meccanica quantistica. (***)
(**)L'Istituto di Noetica (no • et • ic: Dal greco noēsis / noētikos , cioè saggezza interiore, conoscenza diretta o comprensione soggettiva. Scienza: Sistemi di acquisizione di conoscenze che utilizzano l'osservazione, la sperimentazione e la replica per descrivere e spiegare i fenomeni naturali. Scienze non•Scienze: un campo multidisciplinare che porta strumenti e tecniche scientifiche oggettive e conoscenza interiore soggettiva per studiare l'intera gamma delle esperienze umane) 
fu cofondato da Edgar Mitchell il 6° uomo a mettere piede sulla Luna, durante la missione Apollo 14\1971 , che dichiarò pubblicamente di aver vissuto una esperienza mistica, affermando di aver esperito un incontro ravvicinato del 3° tipo, durante la missione nello spazio.  Per secoli, i filosofi, come Platone,  hanno usato il termine noetic per riferirsi a esperienze che lo psicologo pionieristico William James (1902) ha descritto come: "... stati d'intuizione delle profondità della verità scoperte dall'intelletto discorsivo. Sono illuminazioni, rivelazioni, piene di significato e importanza, tutte inarticolate anche se rimangono; e di solito portano con sé un curioso senso di autorità." Mitchell dopo la sua esperienza dichiarò: «La presenza della divinità è diventata quasi palpabile, e sapevo che la vita nell'universo non era solo un incidente basato su processi casuali... La conoscenza mi è venuta direttamente» ed a concludere: che "la realtà è più complessa, sottile e misteriosa, di quanto la scienza convenzionale mi avesse portato a credere. Forse una comprensione più profonda della coscienza (spazio interiore) potrebbe portare ad una nuova e ampliata comprensione della realtà in cui oggetto e soggetto, esterno ed interno sono intesi come aspetti co-uguali del miracolo dell'essere"
Questa intersezione di sistemi di conoscenza hanno portato Mitchell a lanciare il campo interdisciplinare delle scienze noetiche.
… stati d’intuizione delle profondità della verità scoperte dall’intelletto discorsivo. Sono illuminazioni, rivelazioni, piene di significato e importanza, tutte inarticolate anche se rimangono; e di solito portano con sé un curioso senso di autorità.
(***) 
La storia è testimone che spesso nuove scoperte scientifiche, tesi od ipotesi  che mettono in discussione precedenti idee o ideologie consolidate, sono  oggetto di violenti critiche da parte di coloro che intendono rimanere fermi sulle loro convinzioni. Tali critiche spesso non sono solo nei confronti della nuova idea, ma anche nel suo ideatore, con l'intento di delegittimarne la fonte creativa. Questo capita molto frequentemente per idee, ipotesi o tesi pensate 'outside-of-the-box'.  John Hagelin  è un  fisico è stato ricercatore presso l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (CERN) e lo Stanford Linear Accelerator Center (SLAC) nei primi anni '80.  Durante il suo tempo a CERN, SLAC e in seguito all'Università Internazionale Maharishi, Hagelin ha lavorato sulle estensioni super-simmetriche del modello standard e delle grandi teorie di unificazione. Il suo lavoro sulla teoria super-scruttiva eterotica SU(5) è considerata una delle teorie del campo unificate più riuscite, o "teorie di tutto" ed è stata evidenziata nel 1991 in una copertina nella rivista Discover (rivista che ha raccolto i contributi per divulgare i contenuti scientifici di altri riconosciuti scienziati quali  Stephen Jay Gould, Jared Diamond, and Stephen Hawking). Hagelin ha sostenuto che il 'modello Supersimmetrico SU(5)' - una teoria campione unificata che ha contribuito a sviluppare - è identico al "Campo di coscienza unificato",  posizionato da Maharishi Mahesh Yogi.  Questa visione viene evidentemente rifiutata da altri fisici. Qui sotto pubblichiamo una sua intervista in cui ci spiega le sue tesi: dobbiamo credere che abbia ragione, ed in futuro stravolgere anche noi le nostre credenze ... ?

Reference

(*) tratto da “PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, i fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo” di Francesco Bottaccioli

http://www.hagelin.org/
1 visualizzazione

Comments


Post in evidenza
Post recenti
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
bottom of page