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  • Vittorio A. Dublino

SOCIETA’ 4.0 ed UMANESIMO TECNOLOGICO ...per prototipare il FUTURO dell’UMANITA'

Nella Società 4.0 è lo “Umanesimo Tecnologico” che potrà dare vita a nuove forme organizzative nelle economie digitali, a nuove forme di associazione e socialità e nuove soggettivazioni generate dal cambiamento delle configurazioni uomo-macchina che sono tra le principali manifestazioni del digitale, e che mettono alla prova le capacità disciplinari in termini di metodo. E’ l’empirico del digitale che consente la trasversalità a livello di disciplinarietà per l’elaborazione di nuovi metodi e produzione della Conoscenza, quindi di nuovi paradigmi formativi destinati alle future generazioni nate digitali con l’ausilio delle vecchie nate analogiche, per PROTOTIPARE  il FUTURO dell’UMANITA’


E da quando fui chiamato, nel 1995,  a partecipare al programma accademico di ricerca applicata ‘Umanesimo & Tecnologia’ che mi occupo di Umanesimo Tecnologico, con

 Oggi, finalmente ci si rende conto che l’avvento e l’ubiquità delle nuove tecnologie creative e dei media digitali hanno fatto precipitare la Società in una profonda trasformazione che influenza non soltanto le sfera della Conoscenza e dei Circuiti della Cultura, del Tempo Libero (Leisure time) e l’Intrattenimento (Entertainment), ma tutte le altre componenti sociali, economiche ed industriali che influenzano la vita privata, sociale e lavorativa dell’ Uomo.

E’ oramai unanime la consapevolezza che sostiene l’assunto secondo cui l’Umanità si trova a vivere in una III Rivoluzione Industriale,  indotta dal massiccio impiego del Digitale, con salti tecnologici temporalmente sempre più vicini tra loro che già fanno intravedere i prodromi di una IV Rivoluzione industriale che andrà ad affermarsi con l’Informatica quantistica, la Robotica avanzata e l’Intelligenza artificiale, l’Internet delle Cose  (of Things), i Big Data e il Cloud Computing.


Il funzionamento in background dei sistemi digitali nella routine della vita quotidiana oscura sempre più la materialità e il significato dei cambiamenti tecnologicamente indotti. Le architetture computazionali costituite dalla governance algoritmica prevalgono su una vasta e differenziata gamma di impostazioni istituzionali, pratiche organizzative e produttive. Impianti di produzione e di assemblaggio; la manutenzione industriale; la logistica; le Città; l’Agricoltura; la Sanità, le Agenzie governative e i Campus universitari, la Sicurezza e Difesa; la stessa Politica sono tutti concetti che oggi già possono essere preceduti dalla lettera ” E “ che qualifica la loro trasformazione in atto, dovuta all’impiego del ‘Digitale’. Facendo diventare la Produzione: Robotizzata, le Città e le Case: Smart, la Logistica: intelligente, la Sicurezza e la Difesa: elettronica, la Cittadinanza: Digitale, e via dicendo …


Tutto oggi è supervisionato da operazioni software progettate per estrarre valore aggiunto, o per coordinare le pratiche e gestire le popolazioni in tempo reale. L’ideologia della Silicon Valley prevale sulla tradizionale (obsoleta) progettazione e produzione di manufatti; le pratiche e le istituzioni che contraddistinguono le culture digitali, le architetture e le infrastrutture delle sue operazioni sono continuamente ricostruite, hackerate, interrotte e mantenute all’interno di una proliferazione di nuovi concetti, che vengono contraddistinti dal ‘4.0’, ad indicare le trasformazioni che avvengono in tutto il mondo.


Dunque ci stiamo rendendo conto che il significato della desinenza ‘4.0’ trascende dal suo significato iniziale coniato da Kagermann (ed altri)  che lo impiegarono per la prima volta alla Fiera di Hannover del 2011, in cui preannunciarono lo ‘Zukunftsprojekt Industrie 4.0’ per descrivere il prossimo avvento della IV Rivoluzione Industriale, cioè dell’Industria Smart.


Le cosiddette ‘Tecnologie abilitanti’, classificate in 9 categorie da Boston Consulting insieme alle altre 6 ‘Tecnologie Intelligenti’ non stanno solo rivoluzionando l’Industria obbligandoci alla necessità di adottare nuovi paradigmi (molti dei quali ancora devono essere definiti), ma ci impongono di dover elaborare anche dei nuovi paradigmi sociali, culturali economici e privati per abilitare l’Uomo e l’intera Umanità a poter vivere nella Società 4.0.

 

Le 9 TECNOLOGIE ABILITANTI definite da Boston Consulting sono:

  1. ADVANCED MANUFACTURING SOLUTION: sistemi avanzati di produzione, ovvero sistemi interconnessi e modulari che permettono flessibilità e performance. In queste tecnologie rientrano i sistemi di movimentazione dei materiali automatici e la robotica avanzata, che oggi entra sul mercato con i robot collaborativi o cobot.

  2. ADDITIVE MANUFACTURING: sistemi di produzione additiva che aumentano l’efficienza dell’uso dei materiali.

  3. REALTA’ AUMENTATA:  sistemi di visione con realtà aumentata per guidare meglio gli operatori nello svolgimento delle attività quotidiane.

  4. SIMULAZIONI: simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi.

  5. INTEGRAZIONE ORIZZONTALE e VERTICALE: integrazione e scambio di informazioni in orizzontale e in verticale, tra tutti gli attori del processo produttivo.

  6. INDUSTRIAL INTERNET: comunicazione tra elementi della produzione, non solo all’interno dell’azienda, ma anche all’esterno grazie all’utilizzo di internet.

  7. CLOUD: implementazione di tutte le tecnologie cloud come l’archiviazione online delle informazioni, l’uso del cloud computing, e di servizi esterni di analisi dati, ecc. Nel cloud sono contemplate anche le tecniche di gestione di grandissime quantità di dati attraverso sistemi aperti.

  8. SICUREZZA INFORMATICA: l’aumento delle interconnessioni interne ed esterne aprono la porta a tutta la tematica della sicurezza delle informazioni e dei sistemi che non devono essere alterati dall’esterno.

  9. BIG DATA ANALYTICS: tecniche di gestione di grandissime quantità di dati attraverso sistemi aperti che permettono previsioni o predizioni.

L’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano fornisce un’ulteriore classificazione di 6 tecnologie abilitanti, queste, cosiddette, “TECNOLOGIE INTELLIGENTI”, che vengono raggruppate in due grandi sotto insiemi di tecnologie digitali innovative:


A) le tecnologie dell’informazione (IT)

B) e le tecnologie operazionali (OT).


Rientrano nel primo gruppo:

  1. INDUSTRIAL INTERNET OF THINGS: tecnologie basate su smart objects e reti intelligent

  2. INDUSTRIAL ANALYTICS: tecnologie in grado di sfruttare le informazioni celate nei big data

  3. CLOUD MANUFACTURING: applicazione in ambito manifatturiero del cloud computing

Rientrano nel secondo gruppo:

  1. ADVANCED AUTOMATION: tecnologie affini alla robotica, con riferimento ai più recenti sistemi di produzione automatizzati

  2. ADVANCED HUMAN MACHINE INTERFACE (HMI): dispositivi wearable e nuove interfacce uomo/macchina

  3. ADDITIVE MANUFACTURING: categoria di tecnologie affine a quanto già individuato da Boston Consulting

 

Afferrare analiticamente le trasformazioni emergenti richiede studi multidisciplinari  e culturali approcciati olisticamente per indagare sui cambiamenti epocali che si stanno verificando con la proliferazione delle nuove tecnologie e dei media digitali. Mentre per molti versi la svolta digitale è già da lungo in corso, le sue caratteristiche e gli effetti culturali sono lontani da quelli noti o comprensibili.

La ricerca deve occuparsi delle registrazioni infrastrutturali e ambientali del digitale, indagando sulle nuove capacità di produzione mondiale e sulla Cultura Digitale, situando la grande diversità incombente delle nuove pratiche all’interno di specifici sistemi tecnici, nelle dinamiche geoculturali e nelle forze geopolitiche. La contemporaneità delle Culture Digitali invita l’Uomo ad impiegare metodi sperimentali che attingano dalle tecnologie digitali come strumenti e non come fine, mettendolo al centro dell’intersezione tra nuove tecnologie e nuovi media, per abilitarlo all’esercizio delle nuove pratiche culturali ed impostazioni istituzionali ed economiche.

 

“La tecnologia vuole diventare cultura e l’uomo appare sempre più “obsoleto”. Si va delineando all’orizzonte una guerra ideologica fra tecno-scienza e umanesimo mentre per contro continuano a crescere gli studiosi convinti che senza cultura umanistica non sia possibile affrontare le sfide della società contemporanea”


(*) “Secondo l’ipotesi del cambiamento tecnologico (skill based technological change), i divari retributivi riflettono la

crescita di una parte delle retribuzioni dovuta ad un aumento della domanda di competenze specifiche in eccesso rispetto all’offerta disponibile.


Secondo altre analisi, alla base dell’allargamento dei differenziali retributivi ci sarebbe la cosiddetta globalizzazione, il cui effetto simmetrico sarebbe quello di ridurre la domanda interna per lavoratori low skilled: un tipo di lavoratori cioè dei quali vi è ampia disponibilità a livello internazionale. Un terzo gruppo di analisi pone all’origine dell’aumento delle differenze tra le retribuzioni fenomeni di polarizzazione del lavoro. Processo per il quale tendono a scomparire le occupazioni a contenuto routinario perché sostituite da macchine e/o esportate in altri paesi (off-shored). Questi modelli di polarizzazione prevedono solitamente tre tipi di competenze e di tipologie lavorative: quelle con low, middle and high skill. Le spinte tecnologiche fanno sì che i lavoratori “nel mezzo” siano quelli più altamente sostituibili in quanto responsabili di attività lavorative routinarie. Nella Figura 21 la popolazione dei lavoratori è stata divisa in 3 gruppi (terzili), quelli con retribuzione bassa, quelli con retribuzione intermedia e infine quelli con retribuzione alta. Questa suddivisione consente di analizzare come cambiano i tassi di occupazione ne salariali. In tutti i paesi europei rappresentati nella figura, come si può vedere, è il gruppo “di mezzo” (secondo terzile) quello che mostra i tassi di riduzione più consistenti. Il gruppo dei lavoratori con salari più elevati è invece quello che cresce maggiormente in buona parte dei paesi  (Italia inclusa). La crescita dell’occupazione nei settori con salari più bassi è confermata nella maggioranza dei 16 paesi europei considerati e anche negli Stati Uniti. Costituisce quindi un caso particolare l’Italia, dove questa quota è diminuita sostanzialmente rispetto ad altri paesi europei …” 


Nella Società 4.0 è lo “Umanesimo Tecnologico” che potrà dare vita a nuove forme organizzative nelle economie digitali, a nuove forme di associazione e socialità e nuove soggettivazioni generate dal cambiamento delle configurazioni uomo-macchina che sono tra le principali manifestazioni del digitale, e che mettono alla prova le capacità disciplinari in termini di metodo. E’ l’empirico del digitale che consente la trasversalità a livello di disciplinarietà per l’elaborazione di nuovi metodi e produzione della Conoscenza, quindi di nuovi paradigmi formativi destinati alle future generazioni nate digitali con l’ausilio delle vecchie nate analogiche: a costituire un vero UMANESIMO TECNOLOGICO per PROTOTIPARE  il FUTURO dell’UMANITA’


 

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