L’AZZARDO MORALE … e il DEBITO PUBBLICO DIVENTA ‘ODIOSO’
L’ Azzardo Morale è il “prodotto dell’Illusione di invulnerabilità”: un sintomo che caratterizza gli Individui per un eccessivo ottimismo e la sovrastima che un gruppo di persone attribuisce al suo potere e alla sua moralità.
In un mio post sul Pensiero di Gruppo evidenzio che gli psicologi sociali descrivono l’Azzardo morale come il “prodotto dell’Illusione di invulnerabilità”: un sintomo che caratterizza gli Individui per un eccessivo ottimismo e la sovrastima che un gruppo di persone (chi governa in questo caso …?!) attribuisce al suo potere e alla sua moralità”
In economia, l‘Azzardo morale’ si verifica quando un Soggetto (agente decisore/attuatore) aumenta l’esposizione al rischio assicurandosi che la sua posizione rimanga comunque protetta. Ciò può accadere quando una persona assume più rischi del dovuto perché è sicuro che qualcun altro sosterrà il costo dei rischi che egli assume. Ad esempio, una condizione in stato di rischio morale può verificarsi quando le azioni di una parte possono avere ripercussioni a scapito di un’altra dopo che una transazione finanziaria ha avuto luogo: cioè una parte prende una decisione su quanti rischi assumere, mentre un’altra parte sostiene i costi se le cose vanno male.
L’agire in azzardo morale’ si verifica spesso in condizioni di ‘asimmetria informativa’, condizione in cui le parti che agiscono nel rischio di una azione, di una politica economica o di una transazione finanziaria, hanno più informazioni delle parti che saranno soggette a pagare le conseguenze del rischio.
Più in generale, il rischio morale può verificarsi quando la parte che ha a disposizione più informazioni che sono pertinenti le sue azioni (o le sue intenzioni) abbia una tendenza, o un incentivo, a comportarsi in modo inappropriato dal punto di vista della parte che ha a disposizione meno informazioni.
Ed ecco che nella condizione di assumere un ‘rischio morale’ si può trovare un ‘Agente-Principale’: l’Agente’ è la parte che agisce per conto di un’altra parte, chiamata ‘Principale’.
Nella funzione del suo ruolo l ‘Agente-Principale di solito dispone di più informazioni rispetto al ‘Principale’, perché il ‘Principale’ di solito non si trova nella condizione di poter monitorare completamente l’Agente-Principale’.
E’ facile intuire come questo sia il caso, ad esempio, di un partito/rappresentanza politica o del management di una azienda (parte Agente) che agisce nei confronti dei suoi elettori o azionisti dell’azienda (parte Principale).
Capita che l’Agente-Principale possa essere incentivato ad agire in modo inappropriato (dal punto di vista del Principale) se gli interessi dell’Agente e del Principale non si trovano allineati.
Gli studi in questo campo mettono in risalto che le ‘parti protette dagli effetti del rischio’ si comportano diversamente da come farebbero se fossero invece completamente esposte al rischio: da qui la definizione di ‘Azzardo Morale’.
Ci si potrà chiedere: che c’entra l’Azzardo morale con il debito pubblico di una nazione? Non è difficile intuire il perché l’associazione ci potrebbe stare!
I Responsabili di Governo di una nazione sono gli Agenti-Principali non solo dei loro elettori, ma di tutti i Cittadini di uno Stato.
Il Debito Pubblico è il debito che uno Stato contrae nei confronti di altri soggetti economici nazionali o esteri. Imprese, banche, soggetti privati o Stati sottoscrivono un credito con una Nazione attraverso l’acquisizione di obbligazioni (i cosiddetti Titoli di Stato: es. BOT, BTP, CCT, CTZ). Il Debito contratto da un Governo di una Nazione è destinato a coprire il ‘Fabbisogno statale di Cassa’, dunque a sostenere l’eventuale ‘Deficit di bilancio dello Stato’ (il ‘deficit pubblico’) che si genera con la ‘Spesa pubblica’.
A partire dal secondo dopoguerra, più o meno tutti i Paesi sviluppati hanno visto crescere smisuratamente la loro spesa pubblica, alcuni di loro si sono indebitati fino al punto di superare con il loro debito il Prodotto Interno Lordo (PIL) di un intero anno. La Nazione più indebitata al Mondo (dato World Economic Forum\Aprile 2017) è il Giappone (con un rapporto Debito/PIL pari al 239,2%), l’Italia è al 5° posto (con un rapporto Debito/PIL pari al 132,6%), gli Stati Uniti hanno un rapporto pari a 107,4% (13^ posizione), su 137 nazioni la Repubblica Popolare Cinese si trova alla metà della lista con un rapporto Deficit/PIL pari al 46,2%, la Nazione più virtuosa è la città stato cinese (a statuto e governo autonomo dalla Repubblica Popolare Cinese, con 7,347 milioni di abitanti) Hong Kong con lo 0.1%.
La spesa pubblica si divide in spesa pubblica ‘per lo Stato minimo’, e in quella ‘per lo Stato sociale’ (Welfare).
La prima finanzia il perseguimento dei cosiddetti fini istituzionali: la difesa, l’ordine pubblico, l’amministrazione della giustizia e la realizzazione di quelle opere pubbliche che i privati non realizzano.
Per ‘Spesa sociale’ si intende la quota della spesa pubblica destinata a coprire il sistema dello Stato sociale (con i suoi settori dell’assistenza sociale e della previdenza) ad esempio quella che finanzia gli stipendi dei maestri professori e docenti, dei medici e degli infermieri, le medicine, le pensioni: ossia si occupa dell’istruzione, della salute e della vecchiaia dei Cittadini.
Lo Stato fornisce questi servizi pubblici, tendendo ad assicurare a tutti i Cittadini condizioni di vita dignitose e a proteggerli da eventuali rischi.
La spesa per lo stato minimo è rimasta all’incirca la stessa nel secondo dopoguerra, mentre è esplosa quella per lo stato sociale. Ed è questo aspetto che rappresenta il punto di partenza delle spropositate crescite dei debiti pubblici di tutti i Paesi europei. Quelle nazioni che hanno visto una crescita delle imposte simile alla crescita della spesa, hanno oggi un debito abbastanza contenuto; altre invece, tra cui l’Italia, che hanno speso molto velocemente, con entrate/imposte che, al contrario, crescevano molto lentamente hanno prodotto un elevato debito pubblico: da qui i grossi deficit cumulati nel tempo.
L’Italia, in altre parole, dal secondo dopoguerra fino a prima dell’ultimo governo Andreotti (1991) ha speso più di quanto ha incassato per troppo tempo, e oggi si trova ad avere un notevole debito pubblico. Alcuni esperti sostengono che l’elevato Debito pubblico italiano sia stato dovuto a causa di una errata applicazione di politiche socio-economiche di matrice keynesiana, altri invece sostengono a causa delle politiche clientelari e alla corruzione.
Che si voglia dare ragione all’una o l’altra corrente di pensiero è qui che entra in gioco l’Azzardo Morale, perpetrato per anni dall’Agente-Principale che si incarna nella Politica italiana al governo negli ultimi 50 anni.
Intorno al 1990 il bilancio dello Stato va in pareggio prima del pagamento degli interessi: non genera un nuovo deficit prima di pagare gli interessi sul debito cumulato nel corso della storia.Ma oggi a quanto ammonta il debito pubblico italiano? La Banca d’Italia comunica che nel 2016 (settembre) il debito pubblico è “sceso” a 2.213 miliardi di euro, rispetto ai quasi 2.225 miliardi di fine agosto. È scoraggiante osservare la crescita del debito pubblico, che è passato dai 14 miliardi del 1970 agli oltre 2.200 degli ultimi mesi del 2016, ed è ancora più scoraggiante constatare che la crescita esponenziale degli ultimi 30 anni è dovuta quasi esclusivamente ad interessi maturati sul debito e non per investimenti finalizzati ad accrescere il benessere della collettività.
Ed ecco che il Debito Pubblico diventa per il Popolo Italiano (la parte ‘Principale’ del rapporto ‘Agente-Principale’) un DEBITO ODIOSO, detestabile, e chiama in causa i governi che l’hanno contratto attribuendo loro (quale parte ‘Agente’) la responsabilità di un Azzardo Morale.
Il concetto moderno di ‘debito odioso‘ fu articolato per la prima volta nel contesto post-bellico della 1^ Guerra Mondiale dal giurista Alexander Nahun Sack, nel suo libro edito nel 1927 ‘The Effects of State Transformations on their Public Debts and Other Financial Obligations.
Per Sack, i debiti odiosi erano debiti contratti e spesi contro gli interessi della popolazione di uno Stato, senza il suo consenso, e con la pieno consapevolezza dei creditori.
Sack nel 1929 ebbe a scrivere: “… se un potere dispotico incorre in un debito non per bisogni reali o nell’interesse dello Stato, ma per rafforzare il suo regime dispotico, per reprimere la sua popolazione che combatte contro di esso ( il regime), questo debito è odioso per la popolazione di uno Stato. “Il debito non è un obbligo per la nazione; ma è un debito del regime, un debito personale del Potere che l’ha sostenuto, e di conseguenza rientra nelle responsabilità di questo Potere … la ragione per cui questi ‘debiti odiosi’ non possono essere considerati tali da gravare su uno Stato, è che tali debiti non soddisfano una delle condizioni che determinano la legalità dei debiti dello Stato, cioè: i debiti di uno Stato devono essere contratti e sostenuti – e i suoi fondi impiegati – per i reali bisogni e nell’interesse dello Stato”
Perchè, nella fattispecie, il debito pubblico italiano è composto essenzialmente da interessi pagati (e da pagare) a banche e/o ad altri creditori dello Stato
I ‘Debiti Odiosi’, sostenuti e utilizzati per fini che, alla conoscenza dei creditori, sono contrari all’interesse generale di una Nazione, non compromettono il secondo, nel caso in cui la nazione riesca a sbarazzarsi del governo che li incorre, tranne che nella misura in cui i veri vantaggi sono stati ottenuti dalla contrazione di questi debiti” “Diversi autori hanno ulteriormente cercato di sviluppare le opere di Sack e di adattare questa dottrina al contesto attuale. Ad esempio, il Centro per la Legge internazionale sullo sviluppo sostenibile (CISDL) della McGill University in Canada, ha proposto questa generale definizione : “I debiti odiati sono quelli che sono stati sostenuti contro gli interessi della popolazione di uno Stato, senza il suo consenso e con pieno consapevolezza dei creditori.
Jeff King ha basato la sua analisi su tre criteri per proporre un metodo per classificare i debiti odiosi:
1) assenza di consenso;
2) assenza di benefici;
3) consapevolezza dei creditori e calcolo cumulativo.
Mentre l’analisi di King è interessante sotto molti aspetti, altri studiosi sostengono che è carente, dal momento che non consente l’inclusione di tutti i debiti che dovrebbero essere qualificati come odiosi. In realtà, secondo King, la semplice istituzione di un governo da parte di elezioni libere è sufficiente a squalificare i suoi debiti dall’essere classificato come odioso.
Tuttavia, la storia dimostra (da Hitler in Germania, Marcos nelle Filippine o Fujimori in Perù) che i governi anche se eletti “democraticamente” possono rivelarsi dittature violente e commettere crimini contro l’umanità. È quindi necessario analizzare il carattere democratico di uno Stato debitore oltre la sua denominazione: qualsiasi prestito deve essere considerato odioso, se un regime, democraticamente eletto o no, non rispetta i principi fondamentali del diritto internazionale come i diritti umani fondamentali, la sovranità degli Stati, o l’assenza dell’uso della forza. I creditori, nel caso di famigerati dittatori, non possono dichiararsi innocenti e chiedere di essere rimborsati. In questo caso, lo scopo dei prestiti non è fondamentale per la categorizzazione del debito. In effetti, sostenere finanziariamente un regime criminale, anche per ospedali e scuole, equivale ad aiutare il consolidamento e l’autoconservazione del regime. In primo luogo, alcuni utili investimenti (strade, ospedali …) possono in seguito essere utilizzati a fini odiosi, ad esempio per sostenere gli sforzi bellici.
Il concetto di debito detestabile è stato ripreso anche dalle Nazioni Unite nel discussion paper – n. 185/Luglio, 2007 – denominato “The Concept of odious debt in public international law“
Esistono nella storia alcuni esempi di rifiuto di riconoscere il ‘debito detestabile’ da parte di alcuni Paesi: il Costa Rica nel 1922 rifiutò il pagamento del debito contratto dal dittatore Federico Tinoco con la Royal Bank of Canada; con il Trattato di Parigi del 1947, la commissione di conciliazione franco-italiana sostenne l’inconcepibilità dell’assunzione da parte dell’Etiopia del debito contratto dall’Italia per la conquista del territorio etiope, in base al principio che i debiti contratti dallo Stato predecessore per la guerra o per la propria espansione non potevano essere devoluti allo Stato successore; nel 2003 negli Usa venne promosso davanti al Congresso degli Stati Uniti un disegno di legge per la cancellazione del debito di 125 miliardi di dollari accumulati dal governo di Saddam Hussein, in quanto tale debito avrebbe reso più complicata la ricostruzione e lo sviluppo economico dell’Iraq dopo la guerra; nel 2007 l’Ecuador dichiara il suo debito “odioso” verso il FMI; il risparmio di tale debito ha consentito al Paese sudamericano di investire in infrastrutture, la cui messa in cantiere aveva un ritardo di 40 anni, l’Islanda nel 2011 ha ripudiato il suo debito ed incriminato gli autori dell’Azzardo Morale causa del suo debito pubblico generato negli anni.
More references
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Tom Ginsburg\Thomas S. Ulen, “ODIOUS DEBT, ODIOUS CREDIT,ECONOMIC DEVELOPMENT, AND DEMOCRATIZATION”, University of Chigago\Illinois College of Law, 2007
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Michael Kremer\Seema Jayachandran,“ODIOUS DEBT”, NATIONAL BUREAU OF ECONOMIC RESEARCH Cambridge- Massachusetts, 2002
Jeff King ,“The Doctrine of Odious Debt in International Law”, Cambridge University Press, 2016
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The Dahlem Report(*), “The Financial Crisis and the Systemic Failure of Academic Economics”, 2009 (*) David Colander, Department of Economics Middlebury College Middlebury, VE, USA\ Hans Föllmer, Department of Mathematics, Humboldt University Berlin Berlin, Germany\ Armin Haas, Potsdam Institute for Climate Impact Research Potsdam, Germany\Michael Goldberg Whittemore School of Business & Economics University of New Hampshire Durham, NH, USA\Katarina Juselius Department of Economics University of Copenhagen Copenhagen, Denmark\Alan Kirman GREQAM, Université d’Aix-Marseille lll, EHESS et IUF Marseille, France\Thomas Lux Department of Economics University of Kiel & Kiel Institute for the World Economy Kiel, Germany\Brigitte Sloth Department of Business and Economics University of Southern Denmark Odense, Denmark
Gianfranco Viesti, “LE POLITICHE DI SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO NEGLI ULTIMI VENTI ANNI: SCELTE E RISULTATI”,Economia e Politica Industriale – Journal of Industrial and Business Economics, 2011 vol. 38
Ministero Economia e delle Finanze, “La spesa dello Stato dall’Unità di Italia (1862-2009)”, DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO Servizio Studi Dipartimentale, 2011
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